Un vasto recinto in ferro battuto racchiude tre monumenti in marmo bianco: una lastra con croce ortodossa distesa a rilievo (A), una croce trilobata (B) e una croce con tralcio scolpito (C).
Nella prima sepoltura riposa l’arciprete Wladimir Levitskj con la moglie Nadina (Wassilieff 1850- Firenze 1938). Wladimir, nato nel 1843 in un villaggio della Bielorussia, aveva studiato nel seminario teologico lituano e all’Accademia teologica di San Pietroburgo, fu titolare della chiesa ortodossa di Nizza dal 1868 al 78 e in seguito arciprete della comunità russa fiorentina dal 1878 al 1922. promosse con grande determinazione la costruzione della chiesa russa ortodossa di Firenze, la prima sorta in Italia portata a termine nel 1903, grazie al patrocinio della granduchessa Marija Nikolaevna, vissuta a Firenze per un lungo periodo, e al sostegno finanziario delle più importanti famiglie russe residenti a Firenze , Zubov, Nelidov, Demidov, Chitrovo. Wladimir morì il 2 luglio 1923 a 80 anni di età e 55 di vita sacerdotale. Sua moglie apparteneva a una nota famiglia del clero russo all’estero, cresciuta a Parigi aveva conosciuto il futuro marito durante un soggiorno a San Pietroburgo. Dei suoi cinque figli solo Anna raggiunse la vecchiaia.
A fianco della lastra la croce trilobata su alto plinto è dedicata ai fratelli Sergei e Anna figli di Vladimir e Nadina.
Sergei era nato a Nizza il 19 luglio 1868 e morì a novembre il 5 novembre 1894 all’età di 26 anni. Fu salmista della chiesa della missione consolare a Firenze.
Anna era nata a Nizza il 24 gennaio 1874 e morì a Firenze il 29 ottobre 1960 a 86 anni. Sposata col salmista della chiesa ortodossa fiorentina nel 1904, il suo nome, come quello della madre è presente nel Libro dei Soci del Gabinetto Vieusseux.
Il terzo monumento del recinto è costituito da una croce percorsa da un tralcio di edera con un libro aperto alla base, secondo una modalità decorativa ricorrente al cimitero. Commemora Ivan Vladimirovic Levickij e Adrian Ksenofontovic Charkevic, il primo, figlio di Vladimir e Nadina e il secondo marito di Anna. Ivan nato nel 1872 aveva seguito le orme paterne e aveva preso il posto del fratello Sergej. Sposato con Zinaida Sokolova, figlia di un pope e dopo la nascita del figlio Andrej era morto trentenne nel 1902. Adrian, salmista e direttore del coro presso la chiesa russa fu compositore e autore di memorie sulla comunità russa a Firenze. Marito di Anna con la quale ebbe tre figli, morì nel 1961.
I monumenti funebri
Il primo monumento funebre è posto a livello del terreno ed è una lastra in marmo bianco su cui è scolpita una croce ortodossa. Ai piedi della croce vi è l’epigrafe realizzata con lettere in piombo incassate nel marmo.
Il secondo monumento, situato al centro del lotto, è un cippo in marmo a pianta quadrata su cui è infissa una grande croce polilobata. Sulla faccia del cippo si trova l’epigrafe realizzata con lettere in piombo incassate. Potrebbe essere attribuito a Giuseppe Bondi o a un allievo, in quanto assai simile a quello di Mary Dennistoun Vere (D II 5) dello stesso artefice.
Il terzo monumento, infine, posto a destra, è un cippo in marmo scolpito a forma di roccia su cui vi è, in solido, un libro aperto con epigrafe incisa. Sul cippo è infissa una grande croce su cui sono scolpiti in bassorilievo dei tralci di edera.
Il restauro
L’inferriata che racchiude le tre tombe si presentava ossidata ed il terreno irregolare e coperto da piante infestanti.
In tutti e tre i monumenti il marmo mostrava la superficie corrosa dall’azione dei fenomeni atmosferici fra cui, in primis, quelli relativi alla pioggia e all’irraggiamento solare. La superficie lapidea era completamente coperta da patina biologica causa anch’essa dell’azione corrosiva, soprattutto per quanto esercitato dai licheni. Le epigrafi risultavano complete.
Si è proceduto con una rimozione graduale della patina biologica mediante l’azione manuale di spazzole sintetiche, piccole spatole, bisturi, attrezzi in legno opportunamente sagomati, pennelli, spruzzatori manuali, acqua demineralizzata, spugne. Inoltre, si è applicata a pennello acqua ossigenata a 70 volumi, per un’azione biocida verso le formazioni biologiche più tenaci.
A ciò è seguita la rimozione della ruggine dall’inferriata mediante spazzolatura e trattamento della superficie con convertitore e vernice ferromicacea.
Inoltre, si è realizzata una protezione superficiale mediante applicazione a pennello, su tutte le superfici lapidee, di prodotto silossanico.
Il terreno all’interno del recinto è stato regolarizzato.
Il restauro è stato eseguito nel 2022 nell’ambito del progetto “Memorie di Russia a Firenze” con i fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese.