La famiglia Alexander padre, madre e figlia, è riunita nel Cimitero evangelico agli Allori come lo fu in vita. Francis, figlio di un agricoltore, nato a Killingly Connecticut il 3 febbraio 1800, nel biennio fra i diciotto e i venti anni insegna nella scuola locale e racimolata una piccola somma si reca a New York per progredire nella sua istruzione. Dopo gli studi con Alexander Robertson si dedicò alla copia di pitture di John Trumbull e di Gilbert Stuart. Entrato in contatto con Mrs. James B. Mason divenuta sua amica e patrona, visse a Providence nel biennio 1823-24 spostandosi a Boston l’anno seguente. Qui la sua fama di ritrattista si consolidò e al momento di lasciare la città per il viaggio in Europa nel 1830 aveva già eseguito il ritratto del presidente Andrew Johnson. In Italia trascorse vari mesi vivendo soprattutto a Roma dove fu in contatto con Thomas Cole. Nel 1832 a Firenze conobbe Lucia Gray Swett una giovane ereditiera bostoniana di notevole fascino, che sposò quattro anni più tardi.
Dopo il ritorno a Boston espose alla Harding Gallery trentanove suoi dipinti, ottenendo notevole plauso . Divenuto membro onorario della National Academy of Design nel 1840, due anni più tardi riscosse un immenso successo dipingendo il ritratto di Charles Dickens venuto negli Stati Uniti. Nel 1853, la famiglia Alexander padre, madre con la figlia Francesca sedicenne si trasferì in Europa venendo a vivere a Firenze abitando dapprima alla Swiss Pension in via Tornabuoni, poi per un lungo periodo alla villa Brichieri a Bellosguardo. L’aspetto stravagante del padre, alto con la barba fluente, un plaid scozzese sulle spalle e una tuba piena di spiccioli da distribuire ai monelli che lo seguivano, colpiva l’attenzione, non meno del suo comportamento. A Bellosguardo il padre con la figlia passeggiava per le colline insegnandole a disegnare piante e fiori sotto la sua guida. Francesca fu educata a casa, in parte autodidatta, tenuta sotto severo controllo dalla madre che le impediva di intrattenersi con altri fanciulli e di leggere libri anche incensurati. Crebbe mite e sottomessa, attaccatissima ai genitori. Dopo un soggiorno americano fra il 1868 e il 69 dove Francesca aveva esposto i suoi dipinti al Boston Athenaeum, la famiglia si trasferì in piazza S. Maria Novella Casa Luca Pitti, primo piano dell’albergo Bonciani. Il padre aveva smesso di dipingere trovando che era molto più semplice acquistare quello che gli offriva il mercato e a quanto narra l’amico, lo scultore Thomas Ball nella sua autobiografia, (My Threescore years and ten Boston 1891 p. 173) la mattina i rigattieri venivano sotto le sue finestre a mostrare la loro merce e il pittore indicava col bastone ciò che avrebbe acquistato. Francesca, dolcissima di carattere aveva maturato fin da fanciulla la passione di conoscere la vita dei poveri e aveva cominciato a raccogliere durante le vacanze estive sulla montagna pistoiese racconti e storie di vita dei contadini, in particolare da una improvvisatrice, Beatrice Bernardi di Pian degli Ontani, figlia di un cavapietre di un villaggio vicino a Cutigliano che, orfana di madre accompagnava il padre nel suo lavoro e negli spostamenti stagionali in Maremma. Analfabeta ma dotata di una prodigiosa memoria Beatrice poteva recitare lunghi brani e riempire la solitudine cantando. Francesca, che conosceva l’italiano, durante i soggiorni estivi raccolse, salvandoli dall’oblio della memoria orale, i racconti, le fiabe e i canti, dando loro forma scritta conservando il verso originale della poesia semplice, ripetitiva del canto popolare. Inoltre prese a illustrare con delicati disegni i racconti che aveva raccolto e tradotto dall’italiano in inglese seguendo le regole della metrica. La prima raccolta richiese quattordici anni di lavoro. Naturalmente i presupposti di questo suo impegno, basati su una concezione filantropica degli scopi educativi dell’arte popolare, suscitarono grande interesse in John Ruskin teorico di questo orientamento, che durante una delle sue visite a Firenze nel 1882, visitò la famiglia Alexander, vide i disegni di Francesca e comprò l’intera raccolta delle leggende illustrate in prosa e in versi pubblicandole in Inghilterra. Il volume fu Roadside songs of Tuscany pubblicato nel 1884-85 in Inghilterra con introduzione, note di Ruskin e citazioni dalle lettere di Francesca riguardanti i personaggi che
erano serviti da modello per le illustrazioni; una nuova edizione con metodi di riproduzione aggiornati, uscì nel 1897 negli Stati Uniti col titolo di Tuscan Songs che riproduce il testo integrale e le illustrazioni del manoscritto di Francesca. Il volume ebbe un grande successo. Alcuni disegni furono mantenuti nella collezione di Ruskin mentre altri, con l’obiettivo didattico che animava il suo operare furono divisi fra il St. George Museum, Oxford University, Girton e Newnham Colleges Cambridge, Whitelands College
Chelsea. Nel 1888 fece seguito Christ’s Folk of the Apennines, un volume in prosa che raccoglieva i racconti di fede dei contadini dell’Appennino messo insieme da Ruskin che selezionò dalle lettere di Francesca le storie dei suoi conoscenti contadini. Il suo terzo e ultimo volume pubblicato indipendentemente da Ruskin nel 1900, Hidden Servants è una collezione di leggende tradizionali tradotte in versi inglesi . Di francescana semplicità e sensibile interprete del mondo contadino, ma anche laboriosa artefice e attenta studiosa, Francesca con la sua opera ha preservato un patrimonio di tradizioni altrimenti perdute. I canti, le fiabe, le leggende della montagna pistoiese, tramandate fino ad allora dagli improvvisatori, per suo tramite hanno acquistato consistenza letteraria.
Della famiglia, il primo ad andarsene fu Francis che morì il 27 marzo 1880. Dopo la morte del padre, Francesca si occupò assiduamente della madre conducendo un’esistenza modesta e ritirata. La madre, di spirito originale e pronto, dotata di verve fino alla fine dei suoi giorni, muore ultracentenaria nel 1916. Francesca, divenuta quasi cieca negli ultimi anni di vita, muore nel 1917 un anno e mezzo dopo la madre.
Il monumento funebre
Il monumento funebre è composto da due croci polilobate in marmo affiancate. Sul prospetto delle croci si trovano le iscrizioni realizzate con caratteri in piombo incassati. Ogni croce è infissa ad incastro in una base in pietra arenaria a pianta quadrata. Il piano di calpestio, formato da terreno scoperto, è circoscritto da dei cordoli in pietra arenaria.
L’iscrizione recita:
In /memory of/ Francis Alexander/of Killingly Connecticut USA/ died March 27 th a.d.1880/aged 80 years/his dying words were/I put all my trust in the Lord// In/memoria di/Francesco Alexander/di Killingly Connecticut USA/ morto il di 27 marzo 1880/all’età di anni 80/diceva nel morire/ripongo tutta la mia fiducia nel Signore
Sull’altra croce:
Esther “Francesca” Alexander/ Boston 1837-Florence 1917// LuciaGray Alexander/Boston 1814-Florence 1916
Il restauro
La superficie marmorea degli elementi era parzialmente coperta da patina biologica. I cordoli in pietra arenaria che circoscrivono il piano di calpestio erano molto degradati. La tomba di Francis Alexander risultava inclinata per il cedimento del terreno a monte. Alcune delle lettere in piombo dell’iscrizione funeraria risultavano deformate o mancanti.
Per il livellamento della tomba che ha bloccato l’aggravarsi dell’inclinazione della stessa, si è realizzata una sottofondazione in calcestruzzo armato, previo il sollevamento parziale degli elementi lapidei mediante un ponteggio a giunto-tubo provvisto di paranco. Sulla tomba vicina di Lucia Gray Alexander si è sostituita la base in pietra arenaria, irrimediabilmente degradata, con altra simile scolpita in pietra. Per realizzare tali operazioni si è rimossa a mezzo ponteggio e paranco la croce in marmo, della tomba retrostante, caduta ed adagiatasi sul retro della croce di Francis Alexander.
La pulitura equilibrata della superficie marmorea è stata realizzata mediante una prima spazzolatura con pennelli e spazzole sintetiche seguita da un trattamento con prodotto biocida e da risciacquo con acqua demineralizzata. Il completamento della pulitura avverrà mediante l’azione con spazzole sintetiche, bisturi, spatole e strumenti in legno su zone localizzate seguita da un lavaggio con acqua demineralizzata. Il trattamento protettivo della superficie lapidea è stato effettuato con la stesura di un prodotto polisilossanico idrorepellente applicato in due mani a pennello. Le lettere in piombo deformate o mancanti sono state riposizionate o di nuovo eseguite.
Il piano di calpestio è stato livellato e coperto con ghiaia grigia. Il cordolo perimetrale è stato sostituito con altro di fattura simile in pietra.
La tomba si presenta non più gravemente inclinata come in passato, ma ben livellata. Tutte le nuove parti in pietra che hanno sostituito quelle degradate in arenaria si presentano come del tutto simili e armoniche rispetto alle altre parti originali del monumento. La superficie marmorea risulta libera da patina biologica. Le lettere in piombo sono tutte presenti e formano una scritta nuovamente leggibile.
Il restauro è stato eseguito nel 2021 nell’ambito del progetto “Storie da restaurare” con i fondi dell’Otto per mille della Chiesa Valdese.